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Ricevimento della delegazione di Mammola per il gemellaggio con Saint Clair Rhône

23 Ottobre 2010

  • Signor Antonio LONGO, Architetto, Sindaco di MAMMOLA,
  • Signor Jean NEMOZ, Sindaco di SAINT CLAIR DU RHONE e la Sua Signora
  • Signora Isabelle DUGUA MARTINEZ, Sindaco di LES ROCHES DE CONDRIEU
  • Signore e Signori della delegazione Mammolese
  • Signore e Signori del Comitato di Gemellaggio di SAINT CLAIR DU RHONE

Vi ringrazio di avere accettato il mio invito. Sono fiero e felice di ricevervi oggi, giorno del giuramento del gemellaggio tra i due nostri comuni.
Permettetemi di presentarmi. Sono sposato, abbiamo avuto tre figli, otto nipoti. Mia moglie è spiacente ma non ha potuto essere tra di noi oggi. Sono nato a ST CLAIR DU RHONE, da genitori calabresi. I miei nonni paterni avevano raggiunto il loro figlio negli anni ’30. Erano tutti e due di MAMMOLA. Era l’epoca, anche in Francia, in cui gli anziani terminavano la loro vita con i giovani. Non si viveva in molto spazio ma si viveva felice.
Per la piccola storia, mio padre emigrò sulla Costa Azzurra, a Nizza e Antibes, dopo la guerra del ’14, che fece con l’esercito italiano. Era diventato passatore di clandestini, facendo attraversare dalla montagna una famiglia di MAMMOLA, i PISANO, ha conosciuto e sposato mia madre. In seguito sono venuti in su, fino a SAINT CLAIR DU RHONE.
Sono stato cresciuto in un ambiente calabrese. I miei nonni parlavano solo il mammolese e sono cresciuto attraverso le storie di questo paese lontano. Mi sono fatto la mia idea ed ho immaginato questo paese dei miei antenati durante tutta la mia adolescenza.
Avevo 7 anni nel 1940. La Francia era in guerra contro l’Italia e vi lascio indovinare l’ambiente che c’era attorno agli stranieri. Per me MAMMOLA si trovava dall’altra parte del mondo. La consonanza latina dei nostri nomi si faceva notare. La fine della guerra ha cancellato queste differenze.
I primi emigranti erano della gente dura al lavoro. Della gente che aveva fatto pochi studi e che non sapeva se un giorno avrebbe rivisto il suo paese e la sua famiglia.
La Francia ci ha accolti. Siamo cresciuti nel suo seno. Abbiamo potuto fare i nostri studi. Abbiamo tutti, a un certo punto, sperato Francese. Abbiamo un dovere verso questo paese per averci integrati per averci potuto piegare alle sue regole e meritare i suoi vantaggi.
Alcuni, come me, hanno fatto il militare a quell’epoca obbligatorio, altri hanno sofferto per difendere il paese.
Molti nostri emigrati hanno costruito la loro casa, i risultati sono stati differenti e secondo i mezzi di ciascuno. Ma nei decenni più tardi la media della progressione è buona ed il campione degli emigrati non demerita nella scala sociale del paese.
Io devo alla Francia la mia ascesa nella vita sociale. Sicuramente non abbiamo ricevuto nessun regalo, ma abbiamo potuto esprimerci. Avevamo, questo è vero, il coraggio degli emigrati. La rabbia nel cuore e nella pancia di riuscire in qualche cosa.
Tutto questo per cercare di trasmettere il sentimento che ci hanno lasciato i nostri antenati. I nostri padri non avrebbero mai immaginato che un giorno ci sarebbe stata la visita del signor Sindaco di MAMMOLA ricevuto dal signor Sindaco di ST CLAIR DU RHONE. Erano due mondi separati, dei continenti che non si potevano incontrare. E’ giusto evocare questi fatti, almeno una volta.
L’Europa ha capovolto tutte queste barriere. Noi siamo diventati cittadini di un solo paese. E’ una felicità totale. Le differenze si ritrovano adesso solo negli incontri di calcio. L’arena si è spostata e i gladiatori sono gli sportivi.
Adesso si attraversano le frontiere con una semplice carta d’identità del formato di un biglietto da visita. Per il mio primo viaggio in Italia, in viaggio di nozze, il visto era indispensabile.
Ho viaggiato molto per affari ed ho trovato moltissime colonie italiane e calabresi in diversi paesi del mondo: CANADA – AMERICA – ARGENTINA.
Far cuocere degli spaghetti in Arabia Saudita, una sera con gli emigrati italiani, crea dei legami e riscalda l’ambiente.
Anche se tutti gli italiani del mondo non si frequentano, hanno tutti in comune, e tante volte dopo tante generazioni e senza aver conservato la finezza della lingua italiana:
- lo spirito della famiglia, il rispetto e l’amore dei suoi,
- e (non sorridete) il cibo italiano.
La cucina francese è considerata la numero 1 nel mondo, ma io penso non ci sia città nel mondo che non abbia un ristorante italiano.
Ho scoperto MAMMOLA con la mia famiglia, ho trovato i vicoletti di cui i miei genitori parlavano. Le chiese, le case costruite a fianco delle montagne. Ho trovato la modernità. Mi sono sempre posto una domanda. Cosa saremmo noi se i nostri genitori non fossero emigrati.
Abbiamo con i miei figli qualche nave per fare il mantenimento di piattaforme in mare. Hanno deciso, senza nessun parere da parte mia, di battezzare queste navi MAMOLA (con una sola M):
MAMOLA HOPE
MAMOLA SPIRIT
MAMOLA CHALENGER, eccetera.
Spero che l’avvicinamento di oggi fra i nostri due comuni aprirà le porte a numerosi scambi: culturali, amicali, economici.
La Calabria non si è ancora aperta al turismo, ma possiede tutto per essere visitata. Io non sono esperto in questo campo, ma che bellissimi paesaggi montagna/mare. Penso sia l’oro nero del Sud Italia.
Abbiamo il piacere di avere qui con noi la signora DUGUA Sindaco di LES ROCHES DE CONDRIEU. Questo comune vicinissimo a ST CLAIR DU RHONE (la mia proprietà si trova sui due comuni) è gemellato con il comune di CERESANO in provincia di Cosenza.
Signore e Signori, cari amici, non lasciate mai disfare il legame che avete creato oggi. Avete un dovere verso gli anziani che vi hanno preceduto. Hanno sofferto, hanno avuto molta felicità, e mio dio, che la ricompensa oggi sia buona.
Esistono migliaia, forse centinaia di migliaia o anche più, di gemellaggi nel mondo. Tutte le grandi città hanno delle altre città con le quali corrispondono con bilanci, amicizie, obbligazioni, piaceri, doveri. Il nostro gemellaggio non ha niente di somigliante. E’ il ritrovarsi. Sono le radici esportate che ritrovano i loro legami. Basta visitare i cimiteri dei nostri due comuni per trovare gli stessi nomi, da una parte e dall’altra.
Sicuramente l’amore non si comanda. E’ innato o no. Ma non tutti qui siamo gli artefici di questo incontro. Bisogna, come nella coppia, cancellare qualunque diverbio e fare di tutto per il buon funzionamento.
Cerchiamo di fare di questo gemellaggio un modello di buona intesa. Non avremo problemi a parlarci, perché ci sono moltissimi poliglotti tra di voi. Il vincolo di oggi è molto importante.
Signore e Signori Sindaci, Signore e Signori responsabili, fate di tutto affinché questo vincolo duri a lungo. E che i vostri successori diano l’importanza che merita. Questo è l’augurio che posso formulare oggi.
Ho un flash, un’immagine, quella di mio padre che si toglieva il berretto per salutare.
Credo che ci saluti tutti oggi, dicendoci con orgoglio buon giorno e bravi. Il cerchio è chiuso.
Grazie

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