Parisio Concilio di Trento

Con la Bolla "Initio nostri huius pontificatus"  Paolo III indisse il concilio e ne decise la data di apertura per il giorno di Tutti i Santi. Nel Concistoro del 22 maggio 1542 si diede lettura della bolla di convocazione. La dichiarazione di guerra che il 10 luglio 1542 Francesco I inviò a Carlo V sembrò dover annullare la decisione del Concilio e in effetti gli inviati del Papa presso le corti incontrarono un atteggiamento negativo o interlocutorio e dilatorio.

Il Papa tuttavia compì alcuni atti preparatori necessari alla effettiva apertura del Concilio e il 14 ottobre pose ai Cardinali la domanda se fosse consigliabile, vista la situazione che si era venuta a creare con la ripresa delle ostilità tra la Francia e l'impero, nominare i legati.

Nel Concistoro successivo vi fu la risposta affermativa a questo interrogativo per cui si procedette alla nomina dei rappresentanti del papa al Concilio.

Il Pallavicini-Sforza scrive: "che fra i promessi allora dal Papa, il Morone fu sortito da lui con due altri cardinali alla Legazione del Concilio, destinandolo come direttore dei due colleghi, l'un de quali era il Cardinale Parisio, famoso nella scienza legale, l’altro il Polo ben addottrinato nella teologia e venerabile per la santità dei costumi, per gli splendori del sangue, e per la gloria dell'esilio e delle persecuzioni sofferte a difesa della Sede Romana.

Paolo Sarpi nella “ Istoria del Concilio Tridentino" scrive: "I1 pontefice riputando che se non proseguiva il negozio del concilio, interessava molto la sua reputazione, sotto il 26 agosto di quest'anno 1542 mandò a Trento per legati suoi al concilio Pietro Paolo Parisio, Giovanni Morone e Reginaldo Pole; il primo come dotto e prattico canonista, il secondo intendente de’ maneggi, il terzo a fine di mostrare che, se ben il re d'Inghilterra era alienato dalla  soggezione romana, il regno aveva però gran parte in concilio”. I legati ebbero l'incarico secondo Pallavicini-Sforza  di assicurare i principi del loro arrivo e di invitarli a mandare al concilio i prelati dei loro  domini;  affiggere  alle  porte  del  Duomo  “una  general denunciazione" di tutti coloro che dovevano essere presenti; non iniziare alcuna discussione con gli eretici prima dell'inizio del concilio e "trattar con essi in maniera temperata nè così brusca che facesse lor temere una implacabile indignazione, nè si melata che facesse lor presumere una dimessa codardia"; non aprire il concilio se non vi fosse stata una larga partecipazione di prelati dell'Italia, Germania, Francia e Spagna e in tal caso avvisare prima il Pontefice e attendere il suo "mandamento"; che operassero con sollecitudine in modo che “ la dimora non potesse mai ascriversi a loro procrastinazione, ma solo a difetto dei vescovi mancanti". Secondo il Sarpi i legati ebbero invece l'incarico di trattenere i prelati e gli ambasciatori che fossero andati a Trento, ma che non facessero alcuna azione pubblica per l'inizio del concilio sino a quando non avessero ricevuta l'istruzione che avrebbe loro mandate a tempo opportuno il Papa.

Pietro Paolo Parisio dopo la nomina a legato, partì per Trento il 28 ottobre, preceduto dagli altri due Morone e Pole che erano partiti il 26 e il 27, ma con essi si ricongiunse il 19 novembre nei pressi di Trento, a Rovere dove fu preparato il solenne ingresso in città per il giorno successivo.

Per diversi motivi il concilio non si tenne e fu rinviato ad altra data e il Parisio fu inviato dal papa quale suo ambasciatore all’incontro con l’imperatore Carlo V. Dovendo venire Carlo V in Italia, di passaggio per la Germania dove doveva armarsi per la guerra contro Francesco I, il Papa nei concistori del 6 e dell'11 novembre 17 decise di andare all'incontro con l'Imperatore, quindi parti da Roma il 26 febbraio successivo e raggiunse Bologna verso la metà di mano. Mandò i suoi legati perché l'incontro avvenisse a Bologna, ma Carlo rifiutò di avere un abboccamento in quella città perché non poteva deviare molto dal suo itinerario; avrebbe invece accettato un altro luogo sulla sua strada.

Per evitare problemi si accordarono per incontrarsi in Busseto, sul fiume Taro, a circa quaranta chilometri da Parma, di cui erano fin dal secolo X signori i Pallavicino che ne avevano fatto la capitale dei loro domini. Arrivato a Bologna, Paolo III decise di utilizzare il Parisio come suo inviato all'incontro di Busseto con Carlo V che si tenne dal 21 al 26 giugno, ma che non servì ad allentare la tensione esistente tra i due.

Le questioni in discussione erano la neutralità del Papa nella guerra tra Francia e Spagna, le trattative di pace e il Concilio, ma nessuna di esse fu risolta. Un altro

importante incarico ebbe il Parisio nel concistoro del 9 gennaio 1544: fu nominato Camerlengo del Sacro Collegio per quello stesso anno;

Il 12 ottobre del 1544 fu nominato da Paolo III Protettore dell’Ordine dei Minimi. Ai primi di marzo dell’anno successivo fu incaricato dal papa di prendere tutti i provvedimenti necessari perché si svolgesse il Concilio che era stato di nuovo convocato per il 15 marzo. A questa fatica il Parisio dedicò gli ultimi giorni della sua via operosa La sera del 9 maggio, dopo due giorni di malattia si concluse la sua avventura terrena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cappella del Parisio

Il 10 maggio fu seppellito nella chiesa della Trinità dei Monti. Successivamente, l’anno 1604, gli fu eretto il monumento funebre con una lapide su cui si legge:

 

 

 

D.O.M.
P. PAUOLO PARISIS COSENTINO S.R.E. PRESB. CARD.
QUI OB CELEBRE IURISPRUDENTIAE FAMA IN NOBILISSIMIS ITALIAE
CATHED SPECTANTE
A PAULO III P.M. BONONIA ROMAM ACCITUS APOST. 
PRIMUM CAM. AUD. CREATUS
MOX IN AMPLISS. 
ORD. ADSCRIPTUS SIGNANDISQ. GRATIAE LIBELL.
PRAEPOS
SACRI TANDEM CONCIL. TRIDEN. LEGATUS ET PRAESES ELECTUS
UT VIVENS AETATI SUAE CRIST. 
Q. REP. PRAESENTI CONSIL. ADQ.
VIRTUTE
ITA POST MORTEM PRAECLARISS. 
EDITIS INGENII ATQ. DOCTOR
MONIMENTIS
PLURIMUM POSTERITATI PROFUIT
OB. 
V IDUS MAJ AN. SAL. MDXLV AET. SUAE LXXV
FLAMINIUS PARISIUS EPISCOPUS BITONTINUS GENTILIS SUI
STUDIORUM ET GLORIAE AEMULUS PATRIAE ET FAMILIAE ORNAMENTO
FIERI TESTAMEN. 
MAND. QUI VIXIT ANN. XL
FABRICIUS CAIETA ET PROSPER PARISIUS EXCC.
ANN. 
MDCIIII
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CORPUS HUMO TEGITUR
FAMA PER ORA VOLAT
SPIRITUS ASTRA TENET

(Giovanni Adamo)

 

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