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Nel 1875, lo studioso Domenico Lovisato, in seguito al ritrovamento, nel territorio di Cicala, di alcuni reperti archeologici risalenti al Neolitico, condusse delle ricerche sull'origine di questo paese.
In uno dei sui scritti si legge: "... azze, scalpelli, martelli e ciottoli, dell'epoca della pietra, ritrovati in Calabria", o ancora, "... le armi formate di rocce calabresi si trovano in abbondanza sulla parte settentrionale della provincia di Catanzaro, come Tiriolo Superiore e Cicala". Questi passi hanno fatto pensare a una presenza neolitica nel territorio.
Oggi questi reperti archeologici ritrovati nel territorio di Cicala, è possibile ammirarli nel Museo Provinciale di Catanzaro. Da questa scoperta, risalente al neolitico, fino al XVII secolo non si ha più nessuna notizia certa sulla storia di questo paese. In alcuni documenti, conservati nella biblioteca "De Nobili" di Catanzaro e in quella di Soriano Calabro, si parla di un villaggio denominato "Castriota". Era infatti proprio questo il primo nome di Cicala, dal nome della sua fondatrice Giovanna Maria Castriota, discendente di Giorgio Castriota Skanderberg, madre di Francesco Maria Caraffa Duca di Nocera, che lo fondò nel 1595.
Per difficoltà economiche, nel 1610 il feudo di Tiriolo, compresi i casali, fu venduto da Francesco Maria Caraffa al conte di Messina Carlo Cigala, che lo acquistò per 80.000 ducati. In questo territorio era compreso anche il villaggio di "Castriota".
Da alcuni atti del notaio D.P. Foco in Tiriolo, custoditi nell'archivio storico di Catanzaro ("concessioni domandate dagli abitanti del casale di Castagna...")
si legge che nel 1616 alcuni uomini della "Trempa di Castagna" chiesero al conte Cigala di fondare un casale nella "Stagliata di Fantuzzo" e di concedere loro dei capitoli di immunità. Da quel momento il villaggio Castriota prese il nome di Cigala, per poi essere cambiato in Cicala.
Si suppone che il centro abitato in origine si sia sviluppò principalmente sulla cosiddetta "VIA RANDE" (Via Grande, composta da Via Vittorio Emanuele II e da una parte di Via Garibaldi), intorno ai Palazzi dei Mancusi e dei Cigala. Nel 1783 il centro abitato fu distrutto, da un terribile terremoto. Nel 1799 entrò a far parte del cantone di Catanzaro, dipartimento della Sagra. Il casale rimase proprietà della potente famiglia Cigala fino al 1806, anno in cui fu assediato ed incendiato dai Francesi. Tale distruzione è confermata dai documenti dell'Archivio Comunale che esistono proprio a far data dagli anni intorno al 1810. Con la prima legge francese del 9 gennaio 1807 divenne luogo del governo di Serrastretta. Il successivo riordino del 1811 lo attribuì a Tiriolo. Nel 1816 passò nel circondario di Gimigliano.
Frammenti di storia sono ancora visibili nel centro storico del paese caratterizzato da stretti vicoletti, dove si incontrano antiche fontane, brevi scalinate, piccoli balconi, insieme ai "Vignani" (piccoli spazi rialzati, davanti all'uscio di casa, dove spesso le "comari" si riunivano per chiacchierare), alle porticelle (porte a metà altezza, usate per chiudere l'uscio di casa durante il giorno, fungendo da finestra), alle icone costruite nel muro di casa, con l'immagine di un Santo o a porte ormai chiuse ma che lasciano intravedre i segni di attività commerciali.
Interessanti sono anche alcuni fabbricati in stile liberty o in pietra, con balconi e portali, considerati beni architettonici del paese come: Palazzo Cigala, Palazzo Mancusi, Palazzo Talarico P., Palazzo Astorino, Palazzo Mancuso, Palazzo Voce, Palazzo Talarico G., Palazzo Astorino (II). Al centro delle due piazze del Paese vi sorge la Chiesa, costruita a tre navate in stile neoclassico, dove all'interno è possibile ammirare vere opere di architettura religiosa.
Nei dintorni del paese, troviamo la presenza di altre caratteristiche costruzioni, ricordiamo: il Mulino Talarico - loc. "Pendino", il Mulino Mancusi - loc. "Castaneto", il Mulino Leo-Mancusi - loc. "Due Fiumi", il Casale Le Pera - loc. "Giardino" e Villa Mancuso - località "Fossa del Mattino".

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