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S. MARIA DEI TRE FANCIULLI (TRIUM PUERORUM)

Santuario dei tre Fanciulli

La chiesa di S. Maria dei Tre Fanciulli in località Patia, sulla strada per Fantino e San Giovanni in Fiore, è tutto ciò che resta dell’antichissimo monastero basiliano di Santa Maria Trium Puerorum o di S. Maria la Nova o della Paganella, come fu denominata, nel corso dei secoli, la chiesa annessa al cenobio. “Della sua fondatione et erettione non si have memoria certa per essersi disperse le scritture” è scritto in una relazione del priore Gregorio Ricciuti e del sacerdote Michelangelo Prospero commissionata da papa Innocenzo X° e datata 20 marzo 1650, ma l’origine del monastero risale, quasi certamente, al periodo compreso tra il V° e il IX° secolo e fu opera di anacoreti bizantini.
Il declino del convento basiliano, che pure si distinse per il notevole spirito battagliero contro l’invadenza monacale latina, ebbe inizio con la donazione dell’imperatore Enrico VI° del 1195 con la quale il sovrano concedeva all’abate Gioacchino da Fiore un vasto territorio appartenuto fino a quel momento ai monaci greci. Da allora il monastero dei “Tre fanciulli” perse ogni importanza fino a divenire una proprietà dell’ordine florense. Nella citata relazione del XVII° secolo si fa cenno al pessimo stato dell’eremo attribuendone la causa al fatto che, per molto tempo, era rimasto disabitato. Ma, forse la vera causa del declino e dell’abbandono va ricercata nella decisione di papa Alessandro VI° Borgia del 13 settembre del 1500 di dare l’abbazia in commenda. Da allora i commendatari si preoccuparono soltanto di riscuoterne le rendite lasciando nell’incuria e nell’abbandono ogni cosa. Poi, per volere di Pio IV°, Pio V° e, soprattutto di Sisto V°, il monastero riacquistò importanza e vi fu reintrodotto il culto. Nel 1560, comunque, come apprendiamo dalla stessa relazione, oltre alla chiesa che misurava “di lunghezza 58 palmi ed uguale larghezza col suo altare maggiore”, vi era un cortile grande circondato da mura. “Nel piano di detto cortile” vi erano cinque stanze abitabili ed una scoperta “le quali servono per cocina, forno, cellaro (cantina) , magazeno e stalla.” All’epoca fra le proprietà del monastero vi erano Forestella e Casale nuovo (Casalinuovo), donati in parte alla chiesa da Francesco Antonio Parise, il Tenimentello e Vignali ed il commendatario era Ottavio Protospataro. Nel 1650, cioè quando fu stilata la relazione citata, commendatario era, invece, il cardinale Prapacioli.
Pochi anni prima che i due religiosi stilassero la relazione il complesso monastico era stato danneggiato dallo spaventoso terremoto del 1638 che provocò notevoli danni anche nella vicina Caccuri. Nei secoli successivi fu completamente abbandonato tanto che crollò. Attualmente la chiesa restaurata una ventina d’anni fa, è compresa nel territorio di San Giovanni in Fiore, ma il confine con Caccuri, il cui abitato dista meno di due chilometri dal luogo di culto, passa ad una ventina di metri dall’ingresso.

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