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BENVENUTO NEL SITO DEL COMUNE DI BELCASTRO
L’imponenza dei ruderi del Castello dei Conti d’Aquino domina l’intero paesaggio sottostante, il cui centro abitato più antico, seguendo l’andamento della montagna, si adagia e si snoda per le sue pendici declivi, quasi nascondendosi nella vallata che lo separa a settentrione da un’altra roccaforte più vecchia ed antica, mentre a mezzogiorno l'edilizia più recente sembra fare timido capolino in un mare di ulivi. Dall’alto, tra le austere rovine della fortezza, la statua di San Tommaso, eretta nei primi anni settanta, sembra vegliare su Belcastro e i suoi abitanti. Dai contrafforti abitati si distende, attraversando il fiume Nàsari, un’interminabile serie di colline argillose, che come onde si rincorrono l’una dietro l’altra conferendo movimento al panorama. A tale quadretto collinare si aggiunge, al pari fascinoso, quello della Marina, che va a perdersi incontaminata nel mare Jonio, lasciandosi dietro un’ampia spiaggia dalla sabbia chiara e sottilissima.
(Da Enciclopedia dei Comuni della Calabria. Belcastro a cura di D. Guido - Aut. Ivan Ciacci – Ed. "Il Quotidiano della Calabria", CS 2007)
Notiziario
Il Municipio di Belcastro ha notificato ricorso giudiziale contro la Regione Calabria, dinnanzi il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria, per di ottenere l’annullamento della Legge Regionale n°39/2017 e di tutti gli atti amministrativi relativi al referendum consultivo indetto dal Presidente della Regione e svoltosi il 26/06/2016.
Con predetto referendum, indetto peraltro sotto una reggenza commissariale del comune di Belcastro per pregressa crisi politica, la Regione ha chiesto ai soli cittadini dimoranti nella frazione Acquavona di Belcastro, se volessero o meno modificare i confini territoriali in modo da traslare la frazione medesima insieme ad oltre 23 ettari di territorio dal Comune di Belcastro al Comune di Petronà.
Dei 61 cittadini, i soli ai quali la Regione ha concesso il diritto di voto, 53 elettori non hanno esitato ad esprimere parere favorevole alla modifica invocata nel quesito referendario, com’era ovvio aspettarsi essendo gli stessi che ne avevano fatto petizione.
Tale modifica territoriale, redatta dall’ufficio tecnico del Comune di Petronà e fatta propria dalla Regione Calabria, senza mai ascoltare il parere dell’Amministrazione Comunale di Belcastro né interessare l’opinione di tutta la comunità belcastrese, guidata in quel frangente come già detto dal commissario prefettizio (Dr.ssa Valeria Richichi), ha così finito di spogliare illegittimamente, a parere del ricorrente Comune, il territorio di Belcastro di quella zona presilana necessaria al mantenimento dello status di Comune Montano, cioè svantaggiato, con le consequenziali gravi ripercussioni sulla già fragile economia della cittadina.
A nulla sono valse le successive e reiterate contestazioni della nuova Amministrazione comunale, insediatasi successivamente all’esito referendario, volte a modificare i termini della vertenza secondo le più opportune regole di buon senso. Il sindaco Maurizio Pace, in particolare, si è speso invano per cercare di riequilibrare la vertenza, in modo tale da soddisfare il legittimo desiderio degli acquavonesi, quello cioè di diventare anche anagraficamente cittadini petronesi, con le altrettanto legittime ragioni dell’Amministrazione e della Comunità belcastrese di limitare il vulnus, proponendo di ridurre la traslazione alla sola parte di territorio interessata dall’incidenza abitativa e pertinenze (6 ettari circa) e scambio con altro terreno.
Purtroppo, all’esito del referendum consultivo, fondato come già detto sul voto di soli 53 cittadini, è scaturita l’emanazione della Legge Regionale n°39/2017 con la quale la Regione Calabria ha modificato in modo univoco i confini tra i due Comuni, senza mai ascoltare né l’organo amministrativo di Belcastro, assente a causa della sopra citata crisi politica e successivo commissariamento, né la comunità ivi residente.
L’Avv. Giuseppe Pitaro, firmatario del ricorso, ha dedotto l’eccezione di incostituzionalità della legge regionale n°39/1027 per violazione dell’art. 133 della Carta Costituzionale in quanto la Regione Calabria ha utilizzato artatamente l’istituto referendario avendo concesso il diritto di elettorato esclusivamente ad una piccola parte di cittadini di Belcastro, 50 circa su oltre 1.400 ab., mentre predetto art.133 impone che il referendum consultivo di modifica delle circoscrizioni territoriali avvenga sentendo per intero le popolazioni residenti di entrambi i Comuni interessati, per come peraltro è già stato univocamente statuito più volte dalla Corte Costituzionale.
Per tali ragioni lo stesso Pitaro ha chiesto al Tribunale di sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge regionale n°39/2017 dinanzi alla Corte Costituzionale al fine di ottenere l’annullamento di predetto atto normativo.
Comune di Belcastro
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